giovedì 21 settembre 2017

Alfonsus di Loria me fieri fecit 1574 (prima parte)

Un amico, qualche giorno fa, fece questa domanda a me e agli altri presenti: Maierà potrebbe essere la location ideale per una reunion dei fans de Il Trono di spade? Tra scetticismo, scarsa familiarità con la serie televisiva, il mio amico non ebbe una risposta sufficiente alla sua idea e il discorso virò su tematiche meno utopistiche. Tuttavia, pensandoci adesso, dopo qualche giorno, l’idea non sarebbe così malsana. Maierà del resto ha vissuto l’epoca delle spade, dei coltelli, dei troni e dei castelli. Nobili uomini e nobil donne si sono susseguiti nei secoli sul trono, o meglio, sullo scranno del castello di Majerà; amori, passioni, cospirazioni e intrighi si sono celati tra le sue mura. Personaggi e storie che fanno volare la mente e l’immaginazione ad epoche lontane quando baroni dal sangue blu si contendevano il nostro paese. Il castello di Majerà da tutti conosciuto come il palazzo ducale, è uno dei luoghi più affascinanti e importanti del nostro patrimonio storico. Facendo un breve excursus storico, tuttavia, bisogna partire dal principio, o meglio, dal primo castello di Maierà, quello edificato intorno all’anno mille nei pressi della porta grande del paese, ovvero la Porta Terra o Porta della Terra. La prima costruzione a difesa dei terrazzani, cioè dei cittadini, era un tutt’uno con la porta del paese e la Guardiola, la torre di avvistamento posta sopra la Porta stessa. (apro una parentesi, non si può non ricordare l’ultimo torrigiano della guardiola, l’ultimo abitante di vico Guardiola, cioè Rinaldo Valente, la simpatia fatta persona).
Successivamente, intorno alla prima metà del XVI° secolo viene costruito l’odierno Palazzo Ducale, immenso, imponente, ricco di affreschi, con le sue scalinate in pietra e le incisioni poste li a narrarci la sua storia, la stanza della cisterna utile a raccogliere l’acqua piovana, le stalle, e il passaggio preferenziale alla Chiesa Madre.  Storia, quella del Castello di Maierà strettamente collegata a quella della famiglia Loria o Lauria. Fu proprio il barone Alfonso di Loria, ai primi del ‘500 a volere la costruzione del castello e il rifacimento della Chiesa Madre. Ma, spulciando nei testi che narrano la nostra storia, sorge spontanea una domanda, di quale Alfonso stiamo parlando? Si, perché nella storia della dinastia dei Loria il nome Alfonso ricorre spesse volte.
Partiamo col dire che l’intreccio Maierà – famiglia di Loria inizia nel 1420 quando risulta feudatario della Terra di Majerà un certo Zardullo di Loria. Da lui arriviamo al primo Alfonso di Loria che nel 1464 ottiene in dono Majerà dal fratello Ruggiero di Loria. E’ nel 1525 che la Terra risulta intestata ad Alfonso II di Loria , colui che come detto fece costruire il castello e abbellire la Chiesa Madre. E’ lui l’Alfonsus inciso nello stemma che campeggia sul cancello del palazzo, accanto ad un altro nome, Beatrix, ovvero Beatrice Raimo, sua moglie.
Nel 1549 risulta possessore di Majerà Luigi di Loria, figlio di Alfonso, e padre di Alfonso III di Loria (detto anche Alfonsetto) che lascerà la sua firma sulla storia di Maierà. Nel 1552 questo Alfonso sposa Giulia di Bernaudo di Cosenza  e dal loro matrimonio nacquero due figlie Vittoria e Beatrice. A lui è riferita l’incisione visibile sulla scalinata esterna del palazzo “Alfonsus di Loria me fieri fecit 1574 ”, in quanto anche lui, come suo nonno, fece riparare, ingrandire e abbellire il castello. Morì il 2 dicembre del 1597 e le sue spoglie furono collocate nella Chiesa di Santa Maria del Casale (la chiesa del Cimitero).
Affascinante, al pari della protagonista di un fantasy come il Trono di Spade, la storia dell’ultima Baronessa di Majerà appartenente alla famiglia Loria. Vittoria di Loria, primogenita ed erede di Alfonso III, fu una donna tenace, caparbia, ma alla fine sottomessa al rigore e al costume dell’epoca come tutte le protagoniste de romanzi  o dei film ivi ambientati. Vittoria andò in sposa a Lelio Carafa conte di Policastro, e dalla loro unione videro la luce due bambine Giulia e Maria. Rimasta precocemente vedova fu molto rattristata dalla perdita del marito tanto da ritirarsi in un’ala del castello di Majerà e intraprendere una vita monastica secondo la regola domenicana.
Dopo numerosi diverbi con i genitori che non accettavano questo suo atteggiamento, l’11 gennaio 1597 a Napoli sposa il nobile Fabio Bologna, che le dona la possibilità di divenire per la terza volta madre di una bambina, cui viene dato il nome Olimpia, il 4 settembre 1598.
Dopo pochi giorni però, il 22 settembre 1598, Vittoria muore. Durante le ultime ore di vita il castello fu trafugato, mobili e biancheria furono gettati dalle finestre, ma successivamente restituite per paura della scomunica emanata dagli eredi. Una vita quella di Vittoria fatta di rinunce, sofferenze, amori anche non voluti. Destino, storia, che si ripete con sua figlia, la contessa Giulia Carafa, andata in sposa a suo zio Fabrizio Carafa (ma di Giulia vi parlerò un’altra volta).

Donne, uomini, bambine, popolani, storie e vite intorno al castello di Maierà. Prima di salutarvi voglio ricordare un altro episodio riguardante la vita del castello. Siamo nel 1690, la protagonista è Donna Maria de Ponte, duchessa di Majerà  e moglie del duca Francesco Carafa. Questa, soffrendo di una forma avanzata di ipocondria, in una gelida notte di gennaio si getta nel vuoto da una finestra del castello. Il Vanni ci indica anche il punto preciso (per quell’epoca), cioè dalla loggia interna che veniva definita dagli abitanti, loggia delle femmine. Per fortuna la nobil donna non subì danni, probabilmente si gridò al miracolo, tanto si intuisce dalle parole del Vanni che testualmente dice: “ e benché s’avesse dovuto fracassare in pezzi, pure si trovò sana, ed illesa, solamente tocca in pochissime contusioni esterne”. 
 To be continued……

La memoria è tesoro e custode di tutte le cose. (Cicerone)

1 commento:

  1. Ciao! Vorrei sapere di più sulla storia. La mia famiglia discende da Casella e capisco che i primi hanno vissuto lì. Se potessi aiutarmi con informazioni su di loro, mi faresti un grande favore!

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