Un amico, qualche giorno fa, fece questa domanda a me e agli
altri presenti: Maierà potrebbe essere la location ideale per una reunion dei
fans de Il Trono di spade? Tra scetticismo, scarsa familiarità con la serie
televisiva, il mio amico non ebbe una risposta sufficiente alla sua idea e il
discorso virò su tematiche meno utopistiche. Tuttavia, pensandoci adesso, dopo
qualche giorno, l’idea non sarebbe così malsana. Maierà del resto ha vissuto
l’epoca delle spade, dei coltelli, dei troni e dei castelli. Nobili uomini e
nobil donne si sono susseguiti nei secoli sul trono, o meglio, sullo scranno
del castello di Majerà; amori, passioni, cospirazioni e intrighi si sono celati
tra le sue mura. Personaggi e storie che fanno volare la mente e
l’immaginazione ad epoche lontane quando baroni dal sangue blu si contendevano
il nostro paese. Il castello di Majerà da tutti conosciuto come il palazzo
ducale, è uno dei luoghi più affascinanti e importanti del nostro patrimonio
storico. Facendo un breve excursus storico, tuttavia, bisogna partire dal
principio, o meglio, dal primo castello di Maierà, quello edificato intorno
all’anno mille nei pressi della porta grande del paese, ovvero la Porta Terra o
Porta della Terra. La prima costruzione a difesa dei terrazzani, cioè dei
cittadini, era un tutt’uno con la porta del paese e la Guardiola, la torre di
avvistamento posta sopra la Porta stessa. (apro una parentesi, non si può non
ricordare l’ultimo torrigiano della guardiola, l’ultimo abitante di vico
Guardiola, cioè Rinaldo Valente, la simpatia fatta persona).
Partiamo col dire che l’intreccio Maierà – famiglia di Loria
inizia nel 1420 quando risulta feudatario della Terra di Majerà un certo
Zardullo di Loria. Da lui arriviamo al primo Alfonso di Loria che nel 1464
ottiene in dono Majerà dal fratello Ruggiero di Loria. E’ nel 1525 che la Terra
risulta intestata ad Alfonso II di Loria , colui che come detto fece costruire
il castello e abbellire la Chiesa Madre. E’ lui l’Alfonsus inciso nello stemma
che campeggia sul cancello del palazzo, accanto ad un altro nome, Beatrix,
ovvero Beatrice Raimo, sua moglie.
Nel 1549 risulta possessore di Majerà Luigi di Loria, figlio
di Alfonso, e padre di Alfonso III di Loria (detto anche Alfonsetto) che
lascerà la sua firma sulla storia di Maierà. Nel 1552 questo Alfonso sposa
Giulia di Bernaudo di Cosenza e dal loro
matrimonio nacquero due figlie Vittoria e Beatrice. A lui è riferita
l’incisione visibile sulla scalinata esterna del palazzo “Alfonsus di Loria me
fieri fecit 1574 ”, in quanto anche lui, come suo nonno, fece riparare,
ingrandire e abbellire il castello. Morì il 2 dicembre del 1597 e le sue
spoglie furono collocate nella Chiesa di Santa Maria del Casale (la chiesa del
Cimitero).
Affascinante, al pari della
protagonista di un fantasy come il Trono di Spade, la storia dell’ultima
Baronessa di Majerà appartenente alla famiglia Loria. Vittoria di Loria,
primogenita ed erede di Alfonso III, fu una donna tenace, caparbia, ma alla
fine sottomessa al rigore e al costume dell’epoca come tutte le protagoniste de
romanzi o dei film ivi ambientati.
Vittoria andò in sposa a Lelio Carafa conte di Policastro, e dalla loro unione
videro la luce due bambine Giulia e Maria. Rimasta precocemente vedova fu molto rattristata dalla perdita del
marito tanto da ritirarsi in un’ala del castello di Majerà e intraprendere una
vita monastica secondo la regola domenicana.
Dopo pochi giorni però, il 22 settembre 1598, Vittoria muore. Durante
le ultime ore di vita il castello fu trafugato, mobili e biancheria furono
gettati dalle finestre, ma successivamente restituite per paura della scomunica
emanata dagli eredi. Una vita quella di Vittoria fatta di rinunce, sofferenze,
amori anche non voluti. Destino, storia, che si ripete con sua figlia, la
contessa Giulia Carafa, andata in sposa a suo zio Fabrizio Carafa (ma di Giulia
vi parlerò un’altra volta).
Donne, uomini, bambine, popolani, storie e vite intorno al castello di
Maierà. Prima di salutarvi voglio ricordare un altro episodio riguardante la
vita del castello. Siamo nel 1690, la protagonista è Donna Maria de Ponte,
duchessa di Majerà e moglie del duca
Francesco Carafa. Questa, soffrendo di una forma avanzata di ipocondria, in una
gelida notte di gennaio si getta nel vuoto da una finestra del castello. Il
Vanni ci indica anche il punto preciso (per quell’epoca), cioè dalla loggia
interna che veniva definita dagli abitanti, loggia delle femmine. Per fortuna
la nobil donna non subì danni, probabilmente si gridò al miracolo, tanto si
intuisce dalle parole del Vanni che testualmente dice: “ e benché s’avesse dovuto fracassare in pezzi, pure si trovò sana, ed
illesa, solamente tocca in pochissime contusioni esterne”.
To be continued……
La memoria è tesoro e custode di tutte le cose. (Cicerone)
Ciao! Vorrei sapere di più sulla storia. La mia famiglia discende da Casella e capisco che i primi hanno vissuto lì. Se potessi aiutarmi con informazioni su di loro, mi faresti un grande favore!
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