Maestosa, luminosa e accogliente, la
nostra Chiesa Madre è senza dubbio l’elemento di spicco del nostro patrimonio
storico, artistico e architettonico.
Secondo la tradizione
la Chiesa di Santa Maria del Piano fu realizzata da alcuni “Artefici Franzesi”.
E’ possibile identificare questi Artigiani Francesi con quegli ingegneri o
tecnici di corte che seguivano la corte Angioina ai tempi di Carlo I d’Angiò. Difatti
l’origine della Chiesa Matrice risalirebbe proprio a questo periodo,
indicativamente alla seconda metà del 1200, ossia dopo che nel 1266 Carlo I
d’Angio viene incoronato re di Sicilia. La presenza di questi Artefici è dovuta
al fatto che Guglielmo e Roberto Matera, figli dell'allora Barone di Majerà
Ruggiero Matera, fossero consiglieri della corte del d’Angiò, e dunque
riuscirono a far edificare la Chiesa ed altre “fabbriche” sul territorio di
Majerà.
Santa Maria del Piano (1701) |
Nel 1534 la Chiesa viene nuovamente
rifatta e innalzata per volere di Alfonso di Loria e Beatrice Raimo sua moglie.
Questo intervento comportò lo spostamento dell’ingresso, corrispondente a
quello attuale, testimoniato, sempre secondo il Vanni, dagli stemmi dei Loria
sopra la porta della Chiesa (tre stelle d’oro e azzurre sopra un campo d’oro) e
sopra la cappella dell’Assunzione di cui godevano lo Ius patronato, ovvero il diritto
di proteggere (mantenere) l’altare. Al di sopra dell’Altare dell’Assunzione fecero inoltre incidere due versi latini: Alphonsus Loria, Raimi Beatrixque
Sacellum – Confors me Condit fecit, uterque piè. 1534.
Il campanile rimase in basso
rispetto alla navata. Con questo intervento viene anche realizzata la
Sacrestia, abbellita nei pavimenti nel 1582, e la Chiesa fu adornata di stucchi
secondo la moda dell’epoca.
Affresco attribuito ad Angelo Galtieri (1725) |
Nel 1600 la Chiesa godeva di
rendite, soprattutto di decime in grano. Vi erano otto cappelle, alcune delle
quali Ius patronati, come ad esempio la cappella dei Loria, l’Annunziata della
famiglia Bruni, lo Spirito Santo della famiglia Vanni e S. Lucia della famiglia
Forte. Come accennato in un precedente
post, è il 1661 quando la Chiesa Madre fu vittima del saccheggio da parte dei
corsari Turchi, provenienti da Biserta, i quali rubarono oggetti sacri in
argento e oro, bruciarono gli arredi e distrussero la pietra del Fonte
Battesimale.
Assunzione di Maria, Chiesa Madre di Maierà |
La Chiesa Madre subì altri
rifacimenti nel 1711, quando a spese pubbliche, sotto l’economato di Don
Giovanni Bruni, fu rifatto il tetto che minacciava di crollare e successivamente
nel 1756, come risulta da un’iscrizione sul portale dell’ingresso (Sig. Antonio
Benvenuto Sindaco 1756). Fu durante questi lavori, in particolare quelli del
1711, che si decise di abbellire ulteriormente la nostra chiesa, affidando la
realizzazione degli affreschi ad uno dei maestri dell’epoca, ovvero ad Angelo
Galtieri di Mormanno di cui si hanno notizie tra il 1716 e il 1739. Il Galtieri
realizzò l’affresco dell’Assunzione di
Maria posto al centro della volta della navata presumibilmente intorno al 1725.
A testimonianza di ciò, ci vengono in soccorso sia dati cronologici (uno su
tutti l’anno di rifacimento del tetto) ma anche elementi stilistici e artistici
che rimandano ad Angelo Galtieri. Il volto della Vergine è molto simile,
infatti, alla Vergine in Gloria che il maestro realizzò per la chiesa del Suffragio
di Mormanno, come anche il gesto delle braccia dispiegate e i movimenti degli
abiti di Maria. Da sottolineare, inoltre, che i colori usati (bordeaux per la
tunica e blu per il manto) e i lunghi capelli biondi ricadenti in serpentine
sulle spalle, richiamano chiaramente la statua di Santa Maria del Piano
anch'essa della stessa epoca.
Successive, ma legate comunque all'attività
artistica del Galtieri, sono le tele poste ai lati dell’altare maggiore.
Entrambe, sia quella dell’Immacolata Concezione che dell’Annunciazione, risalgono
al 1804 e sono state realizzate da Genesio Galtieri, figlio del maestro di
Mormanno.
Dunque, a metà del 1700 la Chiesa
si presentava con soffitto ornato di tavole dipinte, a destra e sinistra della
navata si individuavano 6 altari, sotto il titolo di diversi santi e sante, e
in fondo il suo altare maggiore con la sua icona dorata ove si conservava il
Santissimo. A destra e sinistra dell’altare maggiore altri due altari, il fonte
battesimale e il pulpito. Nella sacrestia si conservavano paramenti e utensili.
Vi erano oggetti in argento, una croce, incensieri con navicelle e calici, e il
campanile presentava 3 campane, due grandi e una piccola.
Per ciò che concerne la cripta non ci sono fonti a riguardo. La tradizione vuole che nella cripta corrispondente alla sacrestia, ovvero alle spalle dell’altare maggiore, venissero sepolti sacerdoti o esponenti delle famiglie nobili. Quest’area si presenta come una sala unica con degli scanni in pietra ove appunto venivano posti, in posizione seduta, i defunti. Al di sotto della parte centrale della navata, si presentava invece come un reticolo di piccoli loculi, destinati a nobili del posto, ne testimonia il fatto la lapide della famiglia Vanni non più visibile dopo il recente restauro. Corrispondente all'ingresso della Chiesa, all'inizio della navata dunque, la cripta si presenta come un’area unita e abbastanza spaziosa.
Per ciò che concerne la cripta non ci sono fonti a riguardo. La tradizione vuole che nella cripta corrispondente alla sacrestia, ovvero alle spalle dell’altare maggiore, venissero sepolti sacerdoti o esponenti delle famiglie nobili. Quest’area si presenta come una sala unica con degli scanni in pietra ove appunto venivano posti, in posizione seduta, i defunti. Al di sotto della parte centrale della navata, si presentava invece come un reticolo di piccoli loculi, destinati a nobili del posto, ne testimonia il fatto la lapide della famiglia Vanni non più visibile dopo il recente restauro. Corrispondente all'ingresso della Chiesa, all'inizio della navata dunque, la cripta si presenta come un’area unita e abbastanza spaziosa.
Con questo articolo colgo l'occasione per augurare a tutti una serena Pasqua di Resurrezione :-)