venerdì 3 novembre 2017

Alfonsus di Loria me fieri fecit 1574 (seconda parte)

Come anticipato nel precedente post, con Vittoria di Loria, dopo un secolo e mezzo circa,  si chiude il dominio della dinastia Loria (o Lauria) a Maierà. Vittoria è difatti l’ultima baronessa della famiglia ma, contemporaneamente, è con lei che inizia un’altra importante pagina della storia di Maierà: è con lei che la famiglia Carafa entra nella storia del nostro paese.
Stemma Carafa della Spina nella
Chiesa del cimitero di Maierà
La famiglia Carafa è una delle famiglie nobili più importanti di tutto il regno di Napoli, e in quel periodo (siamo nella seconda metà del 1500) una delle più influenti sia a livello aristocratico che ecclesiastico. Alla famiglia Carafa appartennero numerosi e valorosi guerrieri, ben sedici Cardinali, molti Vescovi e persino un pontefice, è il caso di Papa Paolo IV al secolo Gian Pietro Carafa pontefice di Roma dal 1555 fino alla morte avvenuta il 18 agosto del 1559.
Dal ramo principale della famiglia Carafa nel corso dei secoli si distinsero vari rami, tuttavia tra essi due sono passati alla storia, per eventi e personaggi che li hanno visti protagonisti: i rami Carafa della spina e Carafa della stadera. La leggenda vuole che due cavalieri della famiglia Carafa parteciparono ad una giostra (i cosiddetti giochi medievali) che si teneva a Napoli presso la chiesa di San Giovanni a Carbonara. Il re Carlo II d’Angiò, vedendo che i due avevano lo stesso stemma, ovvero uno scudo con tre fasce argento su fondo rosso, pensò bene di chiedere agli stessi di differenziarsi durante i giochi. Uno dei due prodi allora prese una spina e la conficcò nello scudo. Da tale episodio nacque la dinastia Carafa della Spina. L’altro ramo, invece, nello stemma o in gergo nobiliare, nella sua arma, presenta all’esterno dello scudo con tre fasce argento su sfondo rosso, una Stadera cioè una bilancia.
Tornando a Maierà, la nostra storia è strettamente legata al ramo dei Carafa della Spina. Vittoria di Loria sposa Lelio Carafa della spina e dalla loro unione vedono la luce due fanciulle, Giulia e Maria. Ho già detto, amici lettori, che morto Lelio, Vittoria si ritirò tra le mura del castello a vivere come una suora, furono i diverbi con il padre Alfonso III a spingerla ad uscire dal castello di Maierà e sposare il gentile Fabio Bologna. Vittoria muore il 22 settembre 1598 lasciando il castello nelle mani delle sue figlie e in particolare della primogenita Giulia.
Palazzo Carafa della Spina fatto costruire
da Fabrizio Carafa marito di Giulia Carafa
(Napoli ,via San Domenico Maggiore)
Di Giulia Carafa, nata nel 1587, sappiamo poco, anche se le sue vicissitudini, la lapide marmorea che la ricorda nella chiesa del nostro cimitero, hanno fatto fantasticare e sognare un po’ tutti sulla vita della principessa (titolo non esatto) di Maierà. Giulia a soli 14 anni, il 22 luglio del 1601, sposa suo zio Fabrizio Carafa della Spina, con dispensa apostolica, ovvero con una lettera del Papa che autorizzava le nozze tra consanguinei. Altri tempi, quando l’amore passava in secondo piano, ciò che contava era il titolo, il blasone e il potere. Fabrizio Carafa della Spina del resto era un personaggio molto potente per quell'epoca, conte di Policastro e di Roccella (jonica), duca di Forlì, patrizio Napoletano, governava su un territorio molto vasto. Il suo potere, la volontà dei nobili di imparentarsi con gente dello stesso calibro,o forse il fatto che Giulia fosse rimasta orfana,  portarono Giulia a sposare suo zio. Dalla loro unione nacquero 5 figli, Gian Federico Alfonso (nato il 9 giugno del 1602) morto però in fasce, Francesco, Giuseppe (30/10/1603), Giovanni e in fine Laura (marzo 1608).
Fu forse quest’ultimo parto a debilitare irrimediabilmente il fisico della giovane contessa di Majerà, che a soli 21 anni nel 1608 si spense tra le mura del castello circondata dall’affetto dei suoi figli e di suo marito. Questo è ciò che leggiamo nella lapide presente nella chiesa del cimitero la quale recita: D.nae Juliae Carafae Polycastri Comitissae Polycastrensis Domus jam Collabentis instauratrici conjugi amatissimae. D. n Fabritus Carafa unico vitae suae oblectamento immaturé viduatus. Objit MDCVIII. Etatis suae XXI.
Fabrizio, pur amando la nostra Giulia, non perse tempo e poco dopo il 30 aprile 1609 prese in moglie la nobildonna Eleonora Santacroce. (Qualche anno dopo nel 1614 Fabrizio si sposa per la terza volta con Francesca Coqui).

Morto Fabrizio Carafa (marzo 1630), il titolo di Conte di Majerà passa a suo figlio primogenito, nato dalle nozze con Giulia, ovvero Francesco Carafa della Spina.  Egli, viste le difficoltà economiche della famiglia e il periodo poco favorevole per la nobiltà Napoletana, decise di disfarsi del territorio di Majerà vendendo lo stesso al nobile di Buonvicino Don Marc’Aurelio Perrone (6 aprile 1638). Ma pochi anni dopo, nel 1647, Don Fabrizio junior (figlio di Francesco) torna nuovamente in possesso della terra di Majerà.
Fu questa un'epoca molto complicata e difficoltosa per il popolo di Maierà, ma in generale per tutto il Regno di Napoli. Era il periodo della peste che imperversava in tutta Italia, accanto ad un'altra pestilenza, questa volta umana però, cioè le scorribande saracene che sbarcando sulle coste saccheggiavano, depredavano e distruggevano ciò che incontravano.
Se la peste non arrecò danni al nostro paese, se non per un lieve spopolamento, in quanto molti abitanti decisero di andare via in cerca di miglior fortuna nelle Terre vicine, diverso fu il discorso per gli attacchi saraceni: è il 1661 quando i corsari Turchi, provenienti da Biserta una località vicino Tunisi, saccheggiano la Chiesa Madre, rubano oggetti sacri in argento e oro, e quanto c'era di prezioso, bruciano arredi e distruggono finanche la pietra del Fonte Battesimale.

Anni complicati anche per la dinastia dei Carafa. Il castello nel 1647 fu teatro di un vero delitto d'onore. Gennajo Carafa fratello di Fabrizio Carafa Conte di Majerà, geloso del fratello e dopo varie diatribe con lo stesso, fomentate, secondo lui, dal loro istitutore, un certo Antonico di Luca, una sera di quel 1647 si presentò nel castello di Majerà con sei sicari e fece uccidere Antonico per poi fuggire a Napoli.
Tuttavia tra diatribe, conflitti interni, pestilenze e saccheggi, il feudo di Majerà resterà nelle mani della famiglia Carafa della Spina fino ai primi decenni del 1700.

(Per le foto scattate a Napoli ringrazio Chiara Cerrone. Preziosa la sua collaborazione e utilissime le ricerche effettuate nei luoghi da me indicati. Grazie.)

Lapide marmorea commemorativa della Contessa Giulia Carafa della Spina,
 visibile nella chiesa del Cimitero di Maierà. 

Spegni torcia, dettaglio del portale di Palazzo Carafa della Spina,
 Napoli via San Domenico Maggiore.

Cappella Carafa della Spina nella Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)


Lapide marmorea posta nella cappella dei Carafa della Spina in San Domenico Maggiore (Napoli)
Epitaffio dedicato al I Duca di Maierà Francesco Carafa della Spina (Duca dal 1666 al 1689)