martedì 2 giugno 2020

3 Giugno: Giornata del Migrante Italiano in Argentina

Maierà: tanto lontana ma così vicina.

L'uomo, per natura, è un essere portato allo spostamento; da sempre gli esseri umani si sono spostati su tutto il globo terrestre, dapprima a piedi e poi usando i successivi mezzi di locomozine, fino ad arrivare ad oggi, un tempo dove gli spostamenti sono favoriti dai velocissimi mezzi di trasporto. L'uomo, dunque, è da sempre un migrante, per vari motivi si è spostato da un luogo ad un altro, lo ha fatto per lavoro, per affetto, perché in fuga dalla guerra. Ecco perché oggi, in questa giornata particolare per gli emigranti Italiani in Argentina, ricordiamo coloro che hanno lasciato Maierà per inseguire un sogno, il loro sogno, chiamato America. Furono in molti, tra gli anni '20 e '30 del secolo scorso a lasciare la propria terra natale, tante le storie, i racconti, le paure e le speranze di uomini e donne di Maierà che si riscoprirono cittadini in terra straniera. Storie di uomini e donne comuni che pur lontani da Maierà hanno saputo tramandare ai loro figli e nipoti il loro amore per la loro terra natia, quella terra che li ha visti muovere i primi passi prima di salutarli, a volte per sempre, e donarli al mondo. 
In questo articolo vogliamo ricordare tutte queste persone, e lo faremo grazie ai racconti di alcuni figli di Maierà, che pur lontani, amano la nostra terra e sognano un giorno di vederla o rivederla. Il nostro "Gracias" va a Paulina Sacovechi, Liliana Pignataro e Mabel Gardiol Sollazzo. 
Prima di lasciarvi ai loro racconti, tuttavia,  un personale saluto va al mio bisnonno Battista Magurno, che nel 1921 lasciò Maierà, perché minacciato dalla "mafia" locale per imbarcarsi verso il Venezuela, che la terra ti sia stata lieve uvunque tu sia. 

Storia di Ma. Paulina Sacovechi (Famiglia Magurno- Casella)

Saverio Magurno, Maria Teresa Casella, Eugenio,
Maria Rosaria e Maria Lisina Magurno
Nel 1928 i miei bisnonni Saverio Magurno e sua moglie Maria Teresa Casella con i loro tre figli, Eugenio, Maria Rosaria e María Lisina Magurno, partono da Maierà per Rosario, Argentina. Arrivano prima al porto di Buenos Aires sulla nave Martha Washington che parte dal porto di Napoli insieme a molti altri connazionali. A Rosario furono in grado di progredire economicamente e acquistare terreni e costruire le loro case. Hanno imparato i mestieri e studiato la lingua spagnola. Il popolo argentino li ha accolti apertamente perché è un paese che ha accettato tutti i tipi di immigrati da tutto il mondo. Molti sono partiti per l'Argentina per fuggire da persecuzioni, guerre o fame e in cerca di un futuro migliore per le loro famiglie. I miei bisnonni e nonni erano molto grati per tutto ciò che avevano realizzato, hanno continuato a visitare i loro parenti e amici da Maierà e hanno continuato a parlare il dialetto nelle case e cucinare fusilli al sugo di capra, coltivando i loro giardini e allevando animali come facevano a Maierà. Mia nonna María Lisina era un essere meraviglioso, mi ha insegnato tutto quello che sapeva. Era molto laboriosa e molto fedele alle sue radici ma allo stesso tempo aveva una mentalità avanzata e sapeva adattarsi a un nuovo continente. Rosario ha un fiume impressionante chiamato Paraná e non ha montagne, è piuttosto pianeggiante. Le mancava molto il mare e le montagne di Maierà. Arrivò a Rosario all'età di 19 anni e creò una famiglia con due figli e 3 nipoti. Uno di questi sono io: innamorata di Maierà e della sua gente. Soprattutto, del suo aroma, del suo borgo affascinante e dei suoi tramonti mozzafiato.

Storia di Liliana Pignataro

Il 21 novembre 1927, sulla nave Nazario Sauro, Angelo Pignataro, figlio di Dionisio e Rosangela Perrone, mio nonno paterno, arrivarono al porto di Buenos Aires.
Aveva 24 anni. Nella loro terra natale Maierà, Maddalena Pignataro, figlia di Battista e Rosa Gagliano, e la piccola María Rosángela Pignataro, sua figlia di soli 6 mesi, attendevano il suo ritorno.
Era da poco più di un anno che Angelo e Maddalena si erano sposati nella chiesa di Santa María de Piano, il 29 aprile 1926.
Rimasto orfano di sua madre a 6 anni, si stabilì a Buenos Aires con un obiettivo prioritario: portare moglie e figlia.
Angelo Pignataro e Maddalena Pignataro
Insieme ad altri connazionali, ha lavorato come muratore, nella costruzione del Military College di El Palomar, un'opera di grande portata, che è ancora conservata in ottime condizioni.
Sette anni gli ci vollero per raccogliere i soldi necessari a pagare i biglietti e avere una casa modesta e piccola per accogliere moglie e figlia. Maddalena e la piccola Rosangela arrivarono finalmente a Buenos Aires il 7 ottobre 1935.
Qui sono nati mio zio Carmelo e mio padre Dionisio.
Angelo, tra le altre cose, era un artigiano e un venditore ambulante, produceva spolverini di piume, scope, sedie, cestini di vimini e con una carrozza trainata da cavalli visitava i quartieri di Buenos Aires in modo che i suoi figli potessero studiare e offrire loro un futuro migliore. Era analfabeta ma molto orientato alla memoria e intelligente con i numeri e incoraggiava sempre i suoi figli e nipoti a studiare e progredire.
Non dimenticò mai le sue origini contadine. Nativo della contrada Brase (Vrasi), nella parte inferiore della sua casa a Buenos Aires, aveva una fattoria dove seminò e raccolse tutto. In quella casa, che conoscevo da bambina, c'era una vite, la cui origine era un segmento che aveva portato quando venne a Buenos Aires. Ha detto che era come avere un pò della sua terra e della sua famiglia dall'Italia nella sua casa a Buenos Aires. Lavoratore, onesto, affettuoso, che parlava più in calabrese che in spagnolo.
Sia lui che mia nonna Maddalena ci riempirono di storie su come fosse la loro vita a Maierà, su come avrebbero raccolto legna da ardere o fatto il bucato vicino a Grisolía, o tutto ciò che incontravano camminando per raggiungere il mercato di Diamante. Con queste storie, ci hanno fatto volare con l'immaginazione verso quella terra meravigliosa e ci hanno lasciato una ricchezza culturale di quella terra, la sua terra che è inestimabile ... terra dalla quale non si sono mai separati e con la quale si sono sempre abbracciati con il loro cuore.

Storia di Mabel Gardiol Sollazzo

Ti conosco anche se non ti ho mai vista. Sono Mabel Gardiol Sollazzo, dai miei primi ricordi, il tuo nome appare lì e molto piu ... Il mio bisnonno materno, Francesco Salemme, ha fatto diversi viaggi in Argentina prima di portare parte della sua famiglia in questo paese, Filomena Biondi, sua moglie e una delle sue figlie, Angelica sposata con Giulio Sollazzo,  e i  suoi nipoti Erminia, Adele, Ester, Gioconda e Dionisio. La sua, una storia ripetuta in questa terra , simile a quella di tanti altri immigrati che hanno cercato di riarmarsi dopo la guerra,  con il pensiero  di tornare un giorno nella loro terra natale, lo ha portato a questo punto.
La mia famiglia si stabilì a Santa Isabel, una piccola città,  in cui anche mio bisnonno fu co-fondatore, e Rita, mia madre, nacque lì. Sono riusciti a stabilirsi e ad adattarsi molto bene alla loro nuova vita, erano una famiglia riconosciuta da tutti come molto solidale e laboriosa. Si sono dedicati alle attività rurali e avevano anche un magazzino commerciale generale, lo "shopping" dell'epoca. Il mio bisnonno è diventato 3 volte sindaco del luogo e fa parte dei libri di storia che lo riconoscono come uno degli imprenditori che hanno contribuito a far crescere la regione economicamente. Quando morì, la famiglia si stabilì nella città di Rosario, dove sono nata.
A casa mia si parlava sempre italiano, per me la mia lingua madre, il cibo e i costumi erano i tuoi Maiera! Ho incontrato il tuo bellissimo mare azzurro attraverso le storie delle mie zie che ti hanno amato fino all'ultimo giorno della loro vita senza poterti rivedere. Mi hanno raccontato delle tue strade, delle tue montagne, della tua storia, dei tuoi pasti che fin da piccola ho imparato a godermi e poi a preparare. 
Ti conosco da sempre, attraverso le tue tradizioni e  i costumi di quel sangue appassionato, del far parte di enormi tavoli con molto colore, un sacco di cibo vario, con molte persone intorno a te, sì, tutta la famiglia, i nonni, genitori, zii, cugini…. Per Natale i tuoi piatti tipici, il tuo dialetto e l'amore infinito per ogni luogo della tua geografia che i miei antenati figli del tuo suolo mi hanno trasmesso e io continuo a trasmettere.Mi sono fatta una grande promessa!
Visitarti, fare un giro  e come un grande tributo a loro, che non potrebbero mai vederti più, attraverso i miei occhi mostrare loro come sei oggi, bella e splendente come ti descrivevano, mantenendo le tue radici e sempre in piedi. Mi vedo camminare per le tue strade, ammirare i tuoi paesaggi, percepire i tuoi profumi e sapori, per mano di mio nipote Francesco, al quale spiego quotidianamente che Maiera è in un altro continente, ma è molto vicina perché è dentro i nostri cuori.

Maierá,  sempre  sei stata lì, sempre vicino. Ti saluto, fino a quando ci incontreremo di nuovo! Arrivederci

Pablito Sandolo