Fin
dall’antichità l’uomo ha sempre temuto di perdere la memoria, di dimenticare le
persone, le storie, i sentimenti, cadere nell’oblio. Gli antichi greci, tanto
celebravano il culto della memoria, da aver dedicato anche una divinità a
questo elemento importante della vita. Mnemosine, la dea della memoria, figlia
del Cielo (Urano) e della Terra (Era o Tellure), era colei che permetteva agli
uomini di dare i nomi alle cose e alle persone, quindi di ricordarli e tramandarli
nel tempo. Mnemosine, tuttavia, camminava di pari passo con sua sorella Lete,
la dea dell’oblio, della dimenticanza, che permetteva all’uomo di dimenticare
ciò che lo aveva fatto soffrire, ciò che ricordando non gli avrebbe permesso di
vivere sereno.
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Francesco Alunni Pierucci |
Oggi,
molto spesso, si è tentati di cedere alla dea Lete, dimenticando facilmente
tutto, non solo ciò che ci ha fatto soffrire. Un giorno come questo, il giorno
della Memoria, serve proprio a fermarci un attimo, a prendere fiato nelle
nostre lunghe e stressanti giornate, per riflettere sul passato per far sì che
quanto accaduto non succeda ancora.
A
tal proposito, anche io voglio celebrare questo giorno parlando di un
personaggio legato al periodo fascista, legato a Maierà e alla storia, alla
memoria, del nostro piccolo paese.
Il
ventennio fascista fu un periodo di grande trasformazione per l’Italia, di
conquiste territoriali, ma anche di scelte nefaste, decisioni per le quali
molte persone, donne, uomini e bambini, hanno pagato delle care conseguenze. Le
leggi razziali, emanate nel ’38, hanno portato l’Italia nella scia nazista, una
scia di sangue e violenza voluta e perseguita da un uomo, Adolf Hitler, che
odiava il diverso solo per essere tale. Vittime delle leggi nazi-fasciste, come
sappiamo, non furono solo gli ebrei, ma anche gli zingari, i portatori di
handicap, gli omosessuali, e gli avversari politici, in particolare i
comunisti. Gli stessi campi di concentramento non ospitarono solo ebrei, ma
anche i soggetti su menzionati. Esempio, proprio a pochi chilometri da noi, è
il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, aperto nel 1940, che non
accolse mai ebrei ma solo prigionieri politici.
Proprio
in questa scia si inserisce Maierà. Il nostro paese, durante il ventennio, fu
sede di confino di prigionieri politici del regime. Venivano scelte quali
località di confino soprattutto paesi piccoli, dove era difficile arrivare per
mancanza di strade e collegamenti, paesi lontani dai centri di potere politico
e culturale.
Non
so dire di preciso quanti confinati furono destinati a scontare la loro pena a
Maierà; dalle mie ricerche sino ad ora condotte posso menzionare un certo De
Maio Pietro, comunista di Palmi, che tra il 1934 e il 1939 fu mandato al
confino a Maierà, e senza dubbio una personalità di spicco quale fu Francesco
Alunni Pierucci.
Francesco
Alunni Pierucci nato ad Umbertide (PG) il 4 giugno 1902, è stato un
sindacalista, un antifascista, un uomo politico, un senatore della Repubblica
Italiana, un sindaco…e un confinato. Già dall’età di 18 anni iniziò ad
occuparsi dei lavoratori umbri, gli viene infatti affidato l’incarico di
dirigere la Camera del lavoro di Umbertide. Inizia ad appassionarsi da subito
anche di politica, è uno dei fondatori della sezione locale del partito
socialista, ma con l’avvento del fascismo iniziano i primi problemi. Nel 1922
decide di emigrare a Nizza, dove diviene il coordinatore di un gruppo di
antifascisti di cui faceva parte anche il futuro presidente della Repubblica
Sandro Pertini. Dopo varie vicissitudini, nel 1941 la gendarmeria francese lo
consegna alla polizia italiana, che riportatolo in patria lo destina a varie
prigioni tra il 1941 e il 1942.
Nel
gennaio del 1942 viene condannato ad un anno di confino a Maierà (fino al 25
luglio 1943), per le sue attività antifasciste in Italia e all’estero.
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Maierà, estate 1962. Da destra: Ugo Cristofaro, Peppino Consiglio, Francesco Alunni Pierucci, Ettore Biondi |
A
Maierà gli fu assegnato come alloggio una casa nel centro storico, in via Pietra,
oggi di proprietà di Cinzia Forte e Aldo Crusco. Non aveva da mangiare, non
viveva nell’agiatezza naturalmente, ma ben presto iniziò a conquistare le
simpatie dei Majeraioti. Ad alcuni insegnò a leggere e a scrivere, ad altri
pitturò le case, ad altri ancora riuscì a portare la luce all’interno delle
abitazioni, fino ad allora presenti solo nelle strade. Riuscì addirittura a
conquistare la stima del parroco dell’epoca, Don Francesco Vivona, grazie
soprattutto all’episodio del presepe, scritto e raccontato nel libro “Francesco
Pierucci” gentilmente regalatomi dalla moglie, la sig.ra Mirella Alloisio (ex partigiana
e oggi Presidente onoraria della Sezioni ANPI di Perugia).
Nel
Natale del 1942 Maierà doveva prepararsi ad accogliere la visita del Vescovo; per
fare bella figura, il parroco chiese al confinato di dargli una mano costruendo
un bel presepe per la Chiesa Madre.
Francesco Pierucci all’inizio fu un po’
restio, non essendo pratico di cose religiose, ma si lasciò convincere dalla
ricompensa in cibarie promessagli dal sacerdote. Si mise all’opera, creò i
personaggi del presepe, e si ingegnò per realizzare dei movimenti di acqua e di
luce che contribuirono a far diventare quel presepe un capolavoro. La notte di
Natale, mentre era solo nella casa di via Pietra, un gruppo di paesani andò a
chiamarlo per portarlo in chiesa, dove tutta la comunità, insieme al Parroco,
lo accolse festosamente e lo ringraziò per il presepe.
Nell’estate
del 1962, a vent’anni dal confino, Francesco Alunni Pierucci tornò a Maierà,
questa volta in compagnia di sua moglie e di suo figlio Donatello di 8 anni.
Subito dopo il loro arrivo si sparse la voce che il confinato era tornato,
tutti andarono a salutarlo, ricordando quell’anno trascorso insieme durante la
guerra.
Ho
voluto celebrare questo giorno della Memoria ricordando un personaggio che ha
lasciato traccia nella storia di Maierà e della Repubblica, un episodio, una
pagina di storia che può ancora arricchirsi di particolari e di aneddoti.
Ringrazio
la sig.ra Mirella Alloisio per la disponibilità nell’inviarmi tutto il
materiale in suo possesso, ringrazio il sig. Donatello Alunni Pierucci,
speranzoso di mantenere l’impegno preso, ovvero di organizzare una giornata
celebrativa a Maierà in memoria di suo padre, e colgo l’occasione di chiedere a
chiunque abbia racconti, aneddoti, documenti, riguardanti questo personaggio
della nostra storia recente, di contattarmi, per ricordare e raccontare alle
nuove generazione questa bella pagina del nostro passato.
Pablito Sandolo